MONETINE

Il cielo è una radura azzurra maculata, ogni tanto spuntano lucciconi, fanno migliaia di chilometri prima di arrivare sulla terra bagnati. Un angelo disteso sulle saline vicino al mare. Vicino alla stazione sibilano i treni, uno dietro l’altro occupano il posto riservato sui binari compassati dal tempo. Il freddo e le intemperie si vedono, hanno lasciato segni come i graffiti dipinti di notte da ragazzi incappucciati nel loro mondo di slogan e figure storpiate.  La stazione è un mondo scostante, senza regole, un feudo all’interno di un immenso regno. Il teatro delle facce, i pendolari che trafelati scendono dai convogli, la faccia stanca ancora prima di andare negli uffici e nelle fabbriche dove viene elargito un salario. Misero o ricco che sia, è il prodotto del sudore che esce strizzando fronte e  braccia. Su quei binari, passano storie nascoste ed invisibili di chi ogni mattina mette in gioco i propri tesori, un pezzetto di vita fatto di uomini accecati dalla carriera e donne che non indossano gioielli, e i loro li hanno messi al mondo qualche anno prima. Orfani precoci e fecondi. Il vento porta via i volantini delle offerte dei centri commerciali, sono tempeste di carta imbrattata d’inchiostro. Cenerentola è passata a mezzanotte, si è modernizzata, ha preso l’ultimo convoglio verso la radura di lucciconi. Il profumo del caffè invade banchine e strade ferrate. Le prostitute, ancora profumate di sesso, smontano dal loro turno di piacere, il bottino è sempre più magro, il pelo più rado e consumato. I cani randagi ballano in circolo a turno, cercano un tozzo di pane e una briciola di fortuna. La vita di un randagio non è troppo diversa da quella di un pendolare che vede la vita strozzarsi in faccia ad un mare che non ammira mai. Dopo il treno ci sono due linee di metropolitana e una di bus. Oltre i vetri zozzi del treno una vita dura, completa di sofferenza che puzza di tremore.  I cartoni negli atri, le coperte puzzolenti, la processione di puttane, studenti, pensionati, impiegati, manager, bancari, casalinghe che vanno a trovare i nipoti; tutti si sfilano gli spicci dalle tasche facendo l’elemosina agli invisibili. Quei magri centesimi sono pillole fetenti di compassione.

SENZA DIRITTO DI RISCATTO!

Una voce dai sotterranei urla: “Mi prestate Montefusco”?
La risposta non tarda ad arrivare: “Certo, e pure di corsa, ora ve lo mandiamo”!!!!!!
E’ una voce fragorosa, schietta, non chiede permesso e nemmeno per come, spunta da un coro di altri mille bisbigli senza nessun indugio. L’emergenza è più forte dei buoni sentimenti e della buona creanza. Il momento di difficoltà va risolto in fretta e senza remore.
Il Montefusco qualunque esce dal branco e si mette a disposizione, non chiede se c’è il diritto di riscatto e contro riscatto, se nel contratto fra gentiluomini dello stesso settore sono stati previsti dei bonus ad obiettivo raggiunto o meno. Si accendono le luci, partono le domande. Gli argomenti sono finiti e Montefusco torna nel buio da dove è venuto. Senza diritto di riscatto. (su facebook Fusco’s Media, su twitter @amontefusco71)

Mapei

Mapei